Attraverso le finestre aperte il sole era salito in una gola tra le montagne. Lei si girò al muro, e afferrò il cuscino, riaddormentandosi all'istante. Lui considerò le sue opzioni, poi si alzò e andò a chiudere quelle tende giallastre, che in ogni caso non avrebbero potuto parare il caldo della giornata. Accese l'aria condizionata, quasi cadendoci sopra e si rimise nel letto. Dopo dieci minuti, anche lui porse visita a Morfeo.
Alle dodici e venti, un bussare insistente. La porta accanto, sicuro. Ancora? Chi continuava a bussare? Lei gli tirò un calcio, al che lui si alzò riluttante, afferrando il lenzuolo per coprirsi.
Aprì la porta come un antico romano, un cretino in toga. Una signora, incazzata, dinanzi a lui. La carta di credito non funzionava. Lui andò a prendere i pantaloni, il portafogli gonfio delle grandi occasioni. Sfilò via due banconote da cinquanta.
Alle dodici e venti, un bussare insistente. La porta accanto, sicuro. Ancora? Chi continuava a bussare? Lei gli tirò un calcio, al che lui si alzò riluttante, afferrando il lenzuolo per coprirsi.
Aprì la porta come un antico romano, un cretino in toga. Una signora, incazzata, dinanzi a lui. La carta di credito non funzionava. Lui andò a prendere i pantaloni, il portafogli gonfio delle grandi occasioni. Sfilò via due banconote da cinquanta.
Oggi e domani, albergo economico, albergo di stronzi. Sorrise. Siete contenti? Sorrise. Sì stiamo anche domani, la stessa camera sì. Posso dormire ora? Sì, grazie, chiuda la porta, molto gentile.
Andò al letto e le mimò un calcio alla mano che sporgeva, senza farle male.
--Siamo ricchi Anna, siamo ricchi, lo sapevi?
Andò al letto e le mimò un calcio alla mano che sporgeva, senza farle male.
--Siamo ricchi Anna, siamo ricchi, lo sapevi?
Coglione ieri, coglione oggi, coglione domani.
Dì quello che vuoi, sono talmente coglione che se n'è accorta persino mia madre, però sono ricco.--
Alle tre e venti, lui era davanti alla finestra. Un unico vetro, tre vetri separati da due barre di ferro, un'unica finestra. Un bicchiere in mano. Birra corretta con trasparente vodka, la colazione dei campioni. Guardava fuori distrattamente, un distributore di benzina, una strada polverosa, da dietro un vetro tutto era surreale, come una foto in bianco e nero.
Lei era sotto la doccia da un quarto l'ora. Seduta a gambe incrociate, meditava sotto l'acqua calda. Preparata al momento in cui avrebbe potuto diventare fredda. Aspettandolo con ansia. Sperando che arrivasse quel brivido. Quella scossa di risveglio, di pace. I suoi capelli scuri, legati in una coda, i polsi tatuati, tutto si confondeva in quel vapore caldo. Lui fuori l'aspettava e lo sapeva. Lei gliel'aveva raccontato.
La strada di sotto, al bordo del paese, una strada lunga e stretta che andava verso la città vecchia. Tanti negozi chiusi, macchine parcheggiate sui marciapiedi, facciate bianche ricoperte di graffiti. Lui si palleggiava da un marciapiede all'altro, con passi storti, una camicia a maniche lunghe, un paio di pantaloni stampati scozzesi. Lei portava una canottiera nera e una minigonna, un paio di stivali. Erano pallidi, in spregio all'estate. Nessuno per strada in quel caldo umido soffocante, soltanto loro due.
Una piazza con un grande caffé sotto gli alberi. Gruppi di ragazzi seduti a bere caffé lunghi traboccanti di ghiaccio. Si sedettero su grandi poltrone di vimini e lei si lasciò dondolare dietro gli occhiali da sole, alzando le gambe in aria come una ragazzina. Lui prese una birra gelata e ordinò un succo di frutta addizionato per lei.
--In questo posto non c'è niente.
Alle tre e venti, lui era davanti alla finestra. Un unico vetro, tre vetri separati da due barre di ferro, un'unica finestra. Un bicchiere in mano. Birra corretta con trasparente vodka, la colazione dei campioni. Guardava fuori distrattamente, un distributore di benzina, una strada polverosa, da dietro un vetro tutto era surreale, come una foto in bianco e nero.
Lei era sotto la doccia da un quarto l'ora. Seduta a gambe incrociate, meditava sotto l'acqua calda. Preparata al momento in cui avrebbe potuto diventare fredda. Aspettandolo con ansia. Sperando che arrivasse quel brivido. Quella scossa di risveglio, di pace. I suoi capelli scuri, legati in una coda, i polsi tatuati, tutto si confondeva in quel vapore caldo. Lui fuori l'aspettava e lo sapeva. Lei gliel'aveva raccontato.
La strada di sotto, al bordo del paese, una strada lunga e stretta che andava verso la città vecchia. Tanti negozi chiusi, macchine parcheggiate sui marciapiedi, facciate bianche ricoperte di graffiti. Lui si palleggiava da un marciapiede all'altro, con passi storti, una camicia a maniche lunghe, un paio di pantaloni stampati scozzesi. Lei portava una canottiera nera e una minigonna, un paio di stivali. Erano pallidi, in spregio all'estate. Nessuno per strada in quel caldo umido soffocante, soltanto loro due.
Una piazza con un grande caffé sotto gli alberi. Gruppi di ragazzi seduti a bere caffé lunghi traboccanti di ghiaccio. Si sedettero su grandi poltrone di vimini e lei si lasciò dondolare dietro gli occhiali da sole, alzando le gambe in aria come una ragazzina. Lui prese una birra gelata e ordinò un succo di frutta addizionato per lei.
--In questo posto non c'è niente.
In nessun posto non c'è niente.
Conosci qualcuno che sia mai stato qui?
C'è il cameriere che ti guarda.
Lascialo che guardi, non si diverte dal '97.
Che cosa gli è successo nel '97?
Ha fatto la prima comunione.--
Camminando per caso tra le case della città vecchia, leggendo annunci immobiliari.
Camminando per caso tra le case della città vecchia, leggendo annunci immobiliari.
--Compriamo una casa.
Sì, e poi chi ci abita?
Non lo so, ci torniamo quando ci va.
Sei tutto matto.
La prendiamo in affitto, così quando ci stufiamo, smettiamo di pagare.
Guarda che i soldi finiscono.
Non finiscono oggi, e neanche domani.--
Lei si lanciò di corsa per la strada in discesa, verso una grande spianata al sole. Lui la seguì pigramente, da lontano, un puntino in basso, tra macchine scassate, cotte dal sole. Si asciugò il sole dalla fronte con un fazzoletto.
Il fiume era quasi secco, ma il parco accanto, verdissimo. Lei era seduta su un vecchio cavallo a dondolo a monete, che funzionava con metallo fuori corso. Lui, disteso sull'erba, cantava in un'altra lingua, una che lei non conosceva. Lei fischiava, cercando di mandarlo fuori tono. La canzone parlava di guerra, di pace e del passato. A lei il passato non piaceva, preferiva pensare di essere sempre una persona nuova, senza memoria, così gli aveva raccontato.
Tra le case bianche di un altro quartiere, i volti dei muratori si pararono davanti a loro. Facce scure, facce dure, senza sorrisi, barbe non fatte meno sporche delle macchie di terra e calce.
--Torniamo indietro, qui non c'è niente.
Lei si lanciò di corsa per la strada in discesa, verso una grande spianata al sole. Lui la seguì pigramente, da lontano, un puntino in basso, tra macchine scassate, cotte dal sole. Si asciugò il sole dalla fronte con un fazzoletto.
Il fiume era quasi secco, ma il parco accanto, verdissimo. Lei era seduta su un vecchio cavallo a dondolo a monete, che funzionava con metallo fuori corso. Lui, disteso sull'erba, cantava in un'altra lingua, una che lei non conosceva. Lei fischiava, cercando di mandarlo fuori tono. La canzone parlava di guerra, di pace e del passato. A lei il passato non piaceva, preferiva pensare di essere sempre una persona nuova, senza memoria, così gli aveva raccontato.
Tra le case bianche di un altro quartiere, i volti dei muratori si pararono davanti a loro. Facce scure, facce dure, senza sorrisi, barbe non fatte meno sporche delle macchie di terra e calce.
--Torniamo indietro, qui non c'è niente.
Adesso ci prendiamo una coca cola.
Dove?
Al bar del parco.
Non mi piace la coca-cola, e poi che fai, mi vuoi comprare?
Se ti compro con una coca cola sei la donna più facile che ho mai incontrato.
Scemo.
Ehi, perché scemo, che ho detto adesso?
Qui non c'è proprio niente.--
Lei si parò dal sole con la mano e guardò la campagna senza fine sotto di loro.
Le sedie di plastica del giardino erano lì da quando i proprietari si erano sposati, probabilmente gli anni sessanta.
--Dove andiamo domani?
Lui si mise a chiacchierare con il proprietario, lei giocava con due bambine, spingendole sulle altalene. Ogni tanto si guardavano, da qualche metro di distanza, come se fossero stati veri solo negli occhi dell'altro. Lui parlava di vino, chiedeva che gli spiegassero dove andare per trovare il vino buono, quali fossero le cantine giuste. Lei che non parlava la lingua, dispensava sorrisi che di solito teneva nascosti. Tornò al bar con le bambine, e guardò i due uomini.
--Chiedi se mi danno qualcosa di forte da bere.
Rientrarono nel piazzale dell'hotel quando si faceva già buio. La macchina che avevano comprato al porto qualche settimana prima li guardava, statica, coi suoi grandi fari. Lui le passò la bottiglia di vino. Lei prese una sorsata, era fresco e toglieva la polvere della strada dalla gola. Lui si avvicinò alla porta principale per leggere il menù della cena. Lei appoggiò il sedere al cofano dell'auto.
--Dove andiamo domani?
Le sedie di plastica del giardino erano lì da quando i proprietari si erano sposati, probabilmente gli anni sessanta.
--Dove andiamo domani?
Non lo so, tu dove vuoi andare?
Non lo so, sei tu che guidi.
Non lontano, mi stanco a guidare con questo caldo.
Possiamo andare di notte.
E poi chi ce la dà una stanza.
Se andiamo di notte mi metto in macchina nuda.
Uh uh.
Veramente.
Uh, uh.
Non mi credi?
No.
Peggio per te.
Allora, la vuoi una coca cola?
Ma non mi piace!
La vuoi o no?
Sì, grazie.--
Lui si mise a chiacchierare con il proprietario, lei giocava con due bambine, spingendole sulle altalene. Ogni tanto si guardavano, da qualche metro di distanza, come se fossero stati veri solo negli occhi dell'altro. Lui parlava di vino, chiedeva che gli spiegassero dove andare per trovare il vino buono, quali fossero le cantine giuste. Lei che non parlava la lingua, dispensava sorrisi che di solito teneva nascosti. Tornò al bar con le bambine, e guardò i due uomini.
--Chiedi se mi danno qualcosa di forte da bere.
È presto.
Non me ne frega niente.
Anna...
Chiediglielo.
Perché?
Perché questa non è la realtà, questo posto, questa gente non è reale.--
--Non sarà estate per sempre.
--Non sarà estate per sempre.
Hai detto qualcosa?
No.
Sei sveglia, però.
Forse.--
Lei si mise a sedere sulla panca su cui si era addormentata e si guardò intorno. Il sole si era abbassato parecchio sull'orizzonte, ma il caldo era sempre uguale. Prese un fazzoletto dalla borsetta, si asciugò il sudore. Lui guardava una cartina, appoggiato sul tavolo.
--Un'altra mappa?
Lei si mise a sedere sulla panca su cui si era addormentata e si guardò intorno. Il sole si era abbassato parecchio sull'orizzonte, ma il caldo era sempre uguale. Prese un fazzoletto dalla borsetta, si asciugò il sudore. Lui guardava una cartina, appoggiato sul tavolo.
--Un'altra mappa?
Sempre la stessa.
Ma che te ne fai?
Voglio andare a piedi per la campagna, domani mattina presto.
Posa il bicchiere, allora.--
Rientrarono nel piazzale dell'hotel quando si faceva già buio. La macchina che avevano comprato al porto qualche settimana prima li guardava, statica, coi suoi grandi fari. Lui le passò la bottiglia di vino. Lei prese una sorsata, era fresco e toglieva la polvere della strada dalla gola. Lui si avvicinò alla porta principale per leggere il menù della cena. Lei appoggiò il sedere al cofano dell'auto.
--Dove andiamo domani?
Dove vuoi andare?
Non lo so.
Guarda la mia cartina dopo cena.
Mi annoia.
Tutto ti annoia, non sei mai contenta.
Ora che me lo dici sarò meglio di sicuro!
Dai, vieni a mangiare.
Cosa c'è?
Aragosta.
Non ci credo.
Vieni a leggere.
Non mi piace.
L'hai mai provata?
No.
Provala.
Dove andiamo domani, ancora in albergo?
Perché no? È comodo.
Per te.
Ok, cosa proponi? Facciamo quello che vuoi tu.
Va bene, andiamo in albergo, tanto qui non c'è niente da fare.--
A mezzanotte dormivano entrambi, lei dopo due pillole, lui dopo mezza bottiglia di whiskey. La luce della stanza era accesa sopra di loro, l'avrebbero spenta più tardi. Stavano ognuno su una parte del letto, in mezzo le mani si sfioravano appena, ma loro non lo sapevano. L'indomani sarebbe stato un'altro giorno, e altri posti, uguali e diversi li aspettavano. Qualche settimana dopo l'estate sarebbe finita, ma questa è un'altra storia.
A mezzanotte dormivano entrambi, lei dopo due pillole, lui dopo mezza bottiglia di whiskey. La luce della stanza era accesa sopra di loro, l'avrebbero spenta più tardi. Stavano ognuno su una parte del letto, in mezzo le mani si sfioravano appena, ma loro non lo sapevano. L'indomani sarebbe stato un'altro giorno, e altri posti, uguali e diversi li aspettavano. Qualche settimana dopo l'estate sarebbe finita, ma questa è un'altra storia.
in una strada
forse in una stanza
dietro mille finestre
noi guardavamo nella stessa direzione
[da California, traccia numero 2 dell'album California di Gianna Nannini, uscito nel maggio 1979 su etichetta Ricordi]
la foto è mia, scattata a Xanthi, Tracia, Grecia, nell'agosto 2011, quindi copiatela pure, tanto non è gran che
scritto da Alberto Lioy tra il 2 e il 5 dicembre 2012